La BCE mantiene la rotta nonostante le preoccupazioni sul fronte della stabilità finanziaria
L’indicazione sul percorso rimane: "dipendente dai dati"
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La Banca centrale europea (BCE) ha aumentato tutti e tre i tassi di interesse di riferimento, in linea con le aspettative del consensus e con la precedente dichiarazione relativa al meeting del Consiglio direttivo di gennaio.
Prima della riunione, la Presidente della BCE Christine Lagarde aveva dichiarato in diverse occasioni che, poiché l'inflazione rimane troppo alta e il percorso previsto non è coerente con il ritorno dell'inflazione verso il target, i tassi di interesse avrebbero dovuto aumentare di altri 50 punti base. Il personale della banca avrebbe poi valutato se fossero necessarie ulteriori azioni.
Il tasso d'interesse di rifinanziamento principale è passato dal 3% al 3,5%, mentre il tasso di deposito è aumentato dal 2,5% al 3%, i livelli più alti da ottobre 2010. Non sono stati annunciati altri cambiamenti di politica.
Molti analisti avevano iniziato a dubitare che la BCE avrebbe seguito le sue indicazioni precedenti, visto il sell-off dei mercati finanziari, dovuto prima al crollo di Silicon Valley Bank negli Stati Uniti e, più recentemente, ai problemi di Credit Suisse. La BCE ha dichiarato: “Seguiamo con attenzione le tensioni in atto nei mercati e siamo pronti a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso, disponiamo di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria”.
È chiaro che se la BCE non avesse adottato un rialzo di questa portata, avrebbe potuto inviare agli investitori il segnale che ci fosse qualche preoccupazione per la stabilità del sistema bancario. Gli investitori sono consapevoli del fatto che i policymaker dispongono di più informazioni di quelle pubblicamente disponibili e quindi le azioni delle banche centrali sono importanti per gli investitori che cercano di valutare il rischio in corso.
Sono stati resi anche noti i dettagli delle nuove previsioni dello staff della BCE, che in generale vanno nella giusta direzione. L'inflazione media per il 2023 è stata rivista al ribasso di un punto percentuale, al 5,3%, e dal 3,4% al 2,9% per il 2024, per poi scendere ancora leggermente al 2,1% nel 2025. L'inflazione core (esclusi beni alimentari, alcolici, tabacco ed energia) è stata invece rivista al rialzo per quest'anno al 4,6%, ma al ribasso per gli anni successivi. L'inflazione core rappresenta le pressioni inflazionistiche interne meglio del tasso principale e, pertanto, la BCE è interessata a vederla diminuire nei prossimi mesi prima di concludere che l'inflazione sta decisamente tornando verso il target.
Guardando avanti, la BCE ha deciso di non fornire molte indicazioni sul percorso dei tassi di interesse, ma è tornata al suo processo decisionale "dipendente dai dati", citando l'accresciuta incertezza causata dalle recenti turbolenze sui mercati. Se nei prossimi mesi l'inflazione scenderà rapidamente e i segnali di crescita dei salari si attenueranno, la BCE potrebbe decidere di bloccare ulteriori aumenti. Se invece l'inflazione rimarrà stabile e la crescita dei salari accelererà ulteriormente, la BCE potrebbe decidere di alzare ulteriormente i tassi.
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