Misurare la sostenibilità?
Dove i rating ESG si fermano, arriva l’analisi delle esternalità
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Con l’aumento della popolarità e della complessità degli investimenti sostenibili, è cresciuta anche la richiesta di strumenti affidabili per la relativa misurazione. Sebbene i rating ESG siano uno degli strumenti più utilizzati a questo scopo, hanno suscitato diverse critiche. Un'osservazione comune è che, a differenza dei rating del credito, vi è mancanza di coerenza nell'approccio e divergenza nei risultati. Uno studio del 2022 ha rilevato una ridotta correlazione media tra i sei principali fornitori, pari solo al 0,54. E il disaccordo aumenta all’aumentare dei livelli di divulgazione. È quindi chiaro che, con l'incremento dei requisiti obbligatori di rendicontazione sulla sostenibilità, non possiamo aspettarci una convergenza dei rating.
A nostro avviso, questo disallineamento non è problematico. Dopotutto, se guardiamo in generale alla ricerca sulle aziende, gli analisti formulano regolarmente raccomandazioni diverse tra loro. Una spiegazione delle divergenze può essere trovata nei diversi punti di vista su ciò che si cerca di misurare: senza una chiara definizione di cosa va quantificato, l’approccio può risultare confuso. Inoltre, i rating ESG tendono ad applicare la propria visione, dando un giudizio su quali siano le questioni più rilevanti per un settore o addirittura un singolo emittente, il che genera differenze nei risultati. Questo aspetto può essere superato concentrandosi sul valore monetario delle esternalità prodotte da un’organizzazione: l'importanza relativa dei diversi fattori è determinata dall'analisi, anziché essere imposta a priori.
La sostenibilità attraverso la lente delle esternalità
Le esternalità sono i costi o i benefici che un operatore genera come conseguenza di un’attività economica, ma che non sono riflessi nella sua valutazione di mercato. Le società di molti settori e Paesi, ad esempio, emettono gas serra che non vengono conteggiati ovvero “addebitati” alle aziende. Le esternalità ambientali negative, come l'inquinamento o lo spreco di risorse, sono spesso le più visibili, ma l’impatto ha anche un volto sociale: nel caso per esempio di salari inferiori a quelli di sussistenza, o di cattive condizioni di lavoro, le conseguenze vengono riversate e assorbite dalla comunità in generale.
Con l’acuirsi delle sfide mondiali, il settore pubblico è diventato sempre meno capace di assorbire i costi sociali e ambientali generati dalle economie: i governi hanno iniziato a esercitare pressioni crescenti e a trasferire i costi da loro sostenuti al settore privato, con meccanismi di internalizzazione. Tali meccanismi includono azioni legali, fiscali, sanzioni internazionali, restrizioni a pratiche commerciali, e possono avere un impatto negativo sulla domanda di prodotti e servizi o tradursi in un aumento dei costi operativi. Questi rischi normativi, finanziari e reputazionali rappresentano quindi una passività non riconosciuta che incombe sulla redditività futura delle imprese.
Ma le esternalità possono anche essere positive, come nel caso di una società che investe in energie rinnovabili generando un beneficio per la comunità. Esiste infatti un’opposta serie di meccanismi pubblici come sussidi, sovvenzioni e protezioni dei brevetti che sostengono gli attori positivi – come le aziende rappresentano dei buoni datori di lavoro, che favoriscono le comunità locali o che forniscono soluzioni alla crisi climatica – con conseguente rafforzamento del loro brand.
Comprendere le esternalità è fondamentale nell’ambito degli investimenti sostenibili perché rappresentano fonti di rischio e di opportunità per gli investitori. Quando le esternalità non sono ancora internalizzate, si possono verificare inefficienze di mercato e valutazioni errate. Ciò può portare a sovra-investimenti in attività con esternalità negative o sotto-investimenti in attività con esternalità positive, con conseguenti risultati non ottimali.
Dalla teoria alla pratica: il caso SustainEx di Schroders
La quantificazione delle esternalità può fornire una misura più oggettiva dell'impatto ambientale e sociale delle aziende, nonché dei rischi e delle opportunità che esse affrontano. Nel 2018 il lancio di “SustainEx” ha fatto proprio dell'analisi delle esternalità la pietra angolare della ricerca sulla sostenibilità di Schroders. Il punto di partenza di questo modello è l’individuazione delle esternalità materiali (sia positive che negative) che aziende e Paesi hanno sulla società nel complesso, e l’obiettivo è una conclusione espressa in dollari, in termini di benefici oppure di costi, che può essere valutata nel contesto dei bilanci. Monetizzando le esternalità delle società, gli investitori possono confrontare le performance di sostenibilità trasversalmente ai settori e alle aree geografiche e adeguare di conseguenza le loro valutazioni, con granularità e trasparenza.
Lo strumento prende come riferimento gli stakeholder, concentrandosi sulle realtà con cui le aziende e i Paesi interagiscono: comunità, dipendenti, consumatori, governi e ambiente. Le misure selezionate sono:
- Quantificabili, in modo che i costi e i benefici possano essere misurati e confrontati in modo oggettivo
- Attribuibili, per garantire che gli impatti possano essere ripartiti in modo sensato tra le aziende e/o i Paesi
- Divulgati in modo sufficientemente ampio da rendere possibile il confronto tra aziende o Paesi a livello globale
- Trasparenti, cosicché che gli utenti possano comprenderne il significato.
Quando lo strumento è stato lanciato abbiamo realizzato che le analisi che mappavano o misuravano le esternalità aziendali erano ridotte e comunque non fornivano una visione completa. Le esternalità individuate nell’ambito di SustainEx si basano sulla ricerca proprietaria di Schroders, attingendo per quanto possibile ai quadri di riferimento esistenti, tra cui gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e l'iniziativa The Economics of Ecosystems and Biodiversity.
Il modello inizialmente copriva solo le imprese ma nel 2020 è stato esteso anche ai Paesi, con un focus sulle aree in cui gli Stati contribuiscono alle sfide o ai benefici globali, piuttosto che nazionali. Alcune esternalità si sovrappongono alle imprese mentre altre sono esclusive dei Paesi. Considerando sia le aziende che i governi all'interno di un quadro comune, è possibile effettuare un’analisi integrata cross-asset che abbracci più classi d’investimento, inclusi i titoli azionari, immobiliari, obbligazionari corporate e governativi. In sintesi, la misurazione delle esternalità rappresenta un potente strumento per la comprensione e la gestione dei rischi di investimento: quantificandole, si può andare oltre quanto offerto dai rating ESG standard ottenendo una visione più obiettiva e completa del profilo di un'azienda o di un Paese, portando in ultima analisi a decisioni più sostenibili e informate.
Autore: Ben Corris, Head of ESG models and Data – Schroders
Profilo Schroders
Il mondo cambia velocemente, e cambiano anche le esigenze degli investitori. Così come le opportunità, che nascono dalle trasformazioni sociali, ambientali e demografiche. Schroders è una società d’investimento globale che aiuta istituzioni e persone a raggiungere i propri obiettivi e a prepararsi per il futuro. In qualità di gestore di portafoglio, ha il compito di individuare le aziende preparate al cambiamento e che prospereranno grazie a modelli di business sostenibili. Schroders svolge un ruolo attivo nelle imprese di cui è azionista, partecipando alle decisioni su strategie e governance ed esercitando i propri diritti di voto nell’interesse degli investitori, dell’azienda stessa e della società intera. Integra l’approccio sostenibile in modo olistico e trasversale tra le asset class, avvalendosi anche di piattaforme e strumenti proprietari. Nata nel 1804, quotata alla Borsa di Londra dal 1959 e parte dell’indice FTSE 100, Schroders gestisce un patrimonio di €866,2 miliardi al 31/12/2023 e conta su oltre 6.100 professionisti in 38 località.
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