È il momento che la gestione attiva dimostri il proprio valore
Indirizzare gli investimenti a sostegno della crescita
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Scopro subito le mie carte: la mia è una società d'investimento che applica commissioni per le decisioni su come gestire il denaro dei clienti. Non vi sorprenderà quindi che io sia un fervente sostenitore del valore della gestione attiva.
Riconosco però anche il valore degli investimenti “passivi”, in grado di offrire portafogli ampi e a basso costo che replicano la composizione di indici di mercato come l'MSCI World o l'S&P500. Questi investimenti hanno sicuramente un ruolo da giocare. Nel 2014 Warren Buffett consigliò di investire i soldi della moglie in un fondo passivo, e io sono d'accordo: gli accantonamenti per la pensione di tutti dovrebbero probabilmente contenere alcune partecipazioni passive come fonte di diversificazione a basso costo.
Non sono invece d'accordo con chi sostiene che l'investimento passivo - che è cresciuto enormemente negli ultimi anni - eliminerà la necessità di una supervisione attiva degli investimenti. La gestione attiva, in cui le decisioni sono sostenute dalla ricerca sui fondamentali, è la chiave per un'efficace “price discovery”, il processo attraverso il quale i mercati attribuiscono valore agli asset.
Tutti gli investimenti dovrebbero basarsi su decisioni ponderate, che tengano conto anche del rischio. In questo momento ci troviamo in una fase cruciale in cui è necessario riconsiderare i compromessi tra costi, rischi e rendimenti. La composizione dei mercati odierni e le forze che stanno plasmando la redditività futura delle aziende fanno sì che i pericoli posti dai portafogli passivi - in particolare la deriva degli investitori verso un'assunzione di rischio non intenzionale – raramente sono stati così elevati.
Concentrazione di mercato senza precedenti
I principali indici sono sempre più dominati da un numero minore di titoli, provenienti da un numero minore di Paesi e appartenenti a un numero minore di settori.
Il mercato azionario statunitense rappresenta attualmente il 74% dell’MSCI World, il più alto livello di dominio dell'indice da almeno 55 anni. Questa concentrazione si riflette a sua volta nel fatto che i dieci maggiori titoli statunitensi rappresentano il 37% del mercato USA. Persino durante la bolla tecnologica della fine degli anni '90, i primi dieci titoli superavano a malapena il 25% dell'indice S&P, per cui questo tipo di concentrazione è al di fuori dell'esperienza degli investitori. Senza contare che le maggiori partecipazioni di oggi rappresentano tutte una stessa scommessa a senso unico: il tech statunitense.
Questo fenomeno non riguarda solo gli Stati Uniti e la tecnologia. Si sta verificando anche in altri indici, settori e aree geografiche. Ciò comporta rischi per tutti gli investitori e richiede necessariamente un approccio attivo per essere gestito. I mercati si muovono velocemente: per mantenere un'esposizione deliberata e pianificata è cruciale essere agili.
Prezzo e valore non sono la stessa cosa: se scegliete un fondo passivo globale perché avete sentito dire che è il modo meno costoso per investire, dovete anche sapere – prima di poter dormire sonni tranquilli - che gran parte del vostro denaro viene investito in una manciata di società, tutte impegnate in settori correlati.
Disruption su tutti i fronti
Nel mio mondo, l’incertezza è una costante. Non vado mai al lavoro pensando di non trovarla.
Ma quello che nei prossimi anni dovremo affrontare sono cambiamenti sismici sia a livello di mercato, sia a livello macroeconomico. L’ascesa della globalizzazione ha accompagnato gran parte della mia vita fino ad oggi. E ora protezionismo e populismo l’hanno messa in stallo frammentando legami commerciali e politici. Similmente, i rendimenti obbligazionari sono scesi per buona parte degli ultimi quarant’anni, e ora stanno tornando a salire.
Il mercato sta cambiando nel modo in cui risponde ai segnali. Le dichiarazioni di Trump, ad esempio, che si tratti di ordini esecutivi o di tweet, non stanno necessariamente facendo muovere i prezzi delle azioni: il mercato sta screditando quelli che in altri periodi sarebbero stati segnali chiari.
In questo contesto gli investitori devono essere agili e armati di una comprensione di come i risultati politici reali influenzeranno le valutazioni delle società. Ciò non può che basarsi sull'analisi delle attività delle aziende, e solo i gestori attivi svolgono questo lavoro e possono trarne vantaggio.
Gli investitori devono guardare avanti
L'investimento passivo è per forza di cose orientato al passato. La posizione azionaria in un portafoglio di questo tipo è giustificata solo da ciò che è accaduto in precedenza. L'investimento attivo può invece considerare i rischi futuri prevedibili a medio e lungo termine, come ad esempio il clima.
Questa preoccupazione non ha nulla a che vedere con l'essere “woke”. Dedichiamo risorse significative alla comprensione dei rischi e delle opportunità climatiche, e lo facciamo perché abbiamo bisogno di conoscenze approfondite per guidare le decisioni di investimento, al fine di ottenere migliori rendimenti per i clienti. L'impatto dell'IA, che si sta diffondendo a cascata nei settori e nelle società, presenta scenari simili.
C'è un altro modo in cui gli investitori attivi possono generare rendimenti: incoraggiando le aziende in cui investono ad adattarsi alle tendenze che possono minare o rafforzare i loro business. La conoscenza delle società in cui investiamo ci fornisce prospettive e relazioni che sono fondamentali per questo sforzo di engagement. Anche in questo caso, si tratta di un'attività costosa, ma che mira a generare valore e che i fondi passivi non sono in grado di svolgere.
Indirizzare gli investimenti a sostegno della crescita
Infine, un altro punto, diverso ma importante. Replicare un indice facilita il flusso di capitali verso le aree in cui i prezzi delle azioni sono già più alti. Questo ha implicazioni sul modo in cui le nostre pensioni collettive e altri risparmi sostengono la futura crescita del Paese in cui viviamo. O sul modo in cui non lo faranno.
Fa riflettere il fatto che molte delle mega-cap tecnologiche statunitensi - come Apple, Microsoft, Nvidia - valgono ciascuna più del valore totale delle 100 maggiori società quotate alla Borsa di Londra.
Se ad esempio un risparmiatore britannico utilizza il proprio ISA (Individual Savings Account, strumento di investimento con vantaggi fiscali - ndr) per acquistare un fondo passivo globale, la maggior parte del suo denaro - e le agevolazioni fiscali che ne derivano - finisce per sostenere l'occupazione, la ricerca e sviluppo e, in ultima analisi, il gettito fiscale di altri Paesi. È davvero questo che vogliamo? Una parte della risposta risiede in una discussione franca su come utilizzare il sistema fiscale per incentivare il risparmio a lungo termine. Un'altra parte, probabilmente più difficile, consiste nell'incoraggiare le giovani generazioni a cogliere i benefici di tutti i tipi di investimento, comprendendone al contempo i rischi.
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