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Molti investitori saranno felici di essersi lasciati alle spalle il 2018 dato che sia il mercato delle obbligazioni governative sia quello azionario Usa hanno generato rendimenti inferiori rispetto alla liquidità. Un risultato simile si era visto solo altre due volte dal 1900 e mette in luce quanto sia difficile il contesto attuale per gli investitori. All’inizio del 2018 le attese erano elevate alla luce della ripresa sincronizzata dell’attività globale nel 2017. Tuttavia la crescita mondiale ha deluso tali aspettative ed è rimasta un elemento di preoccupazione a fronte dell’escalation delle tensioni commerciali. Al contempo, il vigore del dollaro e l’inasprimento della liquidità globale hanno frenato la performance degli asset rischiosi. In termini di asset allocation, siamo passati a un posizionamento più neutrale nel corso del trimestre, chiudendo il sovrappeso su azioni e commodity visto il contesto macroeconomico meno favorevole. Per quanto riguarda i bond, confermiamo il sottopeso delle obbligazioni governative e corporate viste le valutazioni poco interessanti. Nel 2019 i mercati saranno influenzati da alcune tematiche chiave. La liquidità globale dovrebbe scendere ulteriormente per via del quantitative tightening (QT) messo in atto dalla Federal Reserve (Fed) e della conclusione del programma di acquisto di asset della Banca Centrale Europea (BCE). Se la contrazione della liquidità globale e la guerra commerciale non saranno d’aiuto, un’interruzione del processo di inasprimento della Fed potrebbe sostenere gli emittenti in dollaro e i mercati emergenti. Le pressioni dei populisti potrebbero spingere i governi a ricorrere alle politiche fiscali per generare crescita. Questo trimestre esaminiamo anche le implicazioni per gli investimenti del ciclo Usa, soprattutto in quanto ci avviciniamo alla fase di rallentamento, un periodo complicato e volatile.
