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Il secondo trimestre è stato caratterizzato dal riemergere dei rischi politici: le tensioni commerciali sono aumentate con l’imposizione, da parte del Presidente USA, di dazi su acciaio e alluminio e sull’importazione di merci cinesi per un valore di $34 miliardi. I Paesi interessati hanno risposto tassando a loro volta le merci statunitensi, quindi Trump ha minacciato di estendere i dazi al comparto auto e ad altri beni cinesi per $200 miliardi.
I mercati hanno giudicato tali sviluppi negativi per gli scambi e la crescita, pertanto i rendimenti obbligazionari sono scesi e l’USD si è rafforzato. A risentirne sono state soprattutto le piazze emergenti.
Quanto all’asset allocation, abbiamo assunto un posizionamento più cauto passando da un sovrappeso a un assetto neutrale sulle azioni tramite la riduzione degli investimenti in Giappone e nei mercati emergenti. Nonostante la continua crescita a livello mondiale, l’aumento dei tassi di interesse USA e dei rischi politici lascia presagire una maggiore volatilità nel breve termine.
