Autori
Introduzione
Dopo diversi trimestri caratterizzati da solidi guadagni, le azioni globali hanno chiuso il Q3 su livelli pressoché invariati. Senza dubbio il periodo si è aperto nel migliore dei modi per l’azionario, sostenuto dalla pubblicazione di utili solidi. Tuttavia i mercati hanno dovuto fare i conti con i timori per la crescita globale, alimentati dalla diffusione della variante Delta e dalla prospettiva di un inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve (Fed) USA in seguito al netto rialzo dell’inflazione. Inoltre, la stretta operata dalle autorità cinesi sul fronte normativo e le incertezze circa il tetto del debito USA hanno pesato sul sentiment degli investitori in settembre.
Le commodity hanno eclissato le azioni ma la performance si è rivelata più modesta rispetto ai risultati eccezionali del primo semestre. Al contempo, nel periodo in esame i rendimenti di titoli di Stato e obbligazioni investment grade hanno evidenziato un andamento parallelo.
Guardiamo tuttora con ottimismo alle prospettive di crescita a livello globale poiché l’accelerazione dell’attività dovrebbe proseguire in un contesto di progressiva riapertura dell’economia mondiale. Le nostre previsioni di crescita globale sono rimaste invariate, ma abbiamo rivisto al rialzo le attese di inflazione. Tale modifica è giustificata dal vigore della ripresa della domanda che esercita pressioni sulle filiere, con il conseguente aumento dei prezzi. Nel complesso le prospettive propendono maggiormente verso una stagflazione.
Il rischio principale per il nostro scenario macroeconomico di base è che la carenza di forza lavoro e dei componenti freni la crescita economica globale. Tale eventualità è rappresentata dallo scenario “inflazione sul fronte dell’offerta” che prevede un’inflazione superiore che nello scenario di base a fronte di una crescita più modesta.
In termini di asset allocation, guardiamo tuttora con favore ad azioni e materie prime, mentre siamo sottoesposti a obbligazioni governative e titoli di credito. Ci aspettiamo che le azioni siano sostenute da una solida crescita degli utili, in grado di compensare l’impatto del rialzo dei rendimenti obbligazionari. L’inasprimento della politica delle banche centrali, in particolare della Fed, dovrebbe fungere da catalizzatore per l’aumento dei rendimenti e giustifica la nostra view negativa sulla duration.
Autori
Argomenti
