Eurozona: il PIL accelera. Cosa farà la BCE?
La stima preliminare del PIL dell’Eurozona del secondo trimestre pubblicata il 1 agosto segnala un’accelerazione della crescita, attestatasi allo 0,6% t/t rispetto allo 0,5% dei tre mesi precedenti. Questo dato porta l’espansione economica su base annuale al 2,1% - il dato migliore dal primo trimestre del 2011.

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Schroders QuickView
La stima preliminare del PIL dell’Eurozona del secondo trimestre pubblicata il 1 agosto segnala un’accelerazione della crescita, attestatasi allo 0,6% t/t rispetto allo 0,5% dei tre mesi precedenti. Questo dato porta l’espansione economica su base annuale al 2,1% - il dato migliore dal primo trimestre del 2011. Al momento, solo pochi Paesi dell’area dell’euro hanno pubblicato i dati sul PIL del secondo trimestre: tra essi, Francia (+0,5%), Spagna (+0,9%), Austria (+0,9%) e Belgio (+0,4%). La maggior parte ha centrato o battuto le attese.
Sembra dunque che l’Eurozona stia finalmente superando la crisi del debito sovrano, dato che la crescita si è diffusa tra gli Stati membri. Grazie alle politiche monetarie ultra accomodanti e alla ripresa del commercio globale, pare che quest’anno l’Eurozona possa superare le attese degli analisti.
Cosa farà la BCE?
Si pone quindi la questione dell’appropriatezza delle misure di stimolo della Banca centrale europea (BCE). I membri più “falco” del Consiglio Direttivo dell’Eurotower ritengono che potrebbe essere giunto il momento di rimuovere alcune misure, come il Quantitative Easing (QE) e i tassi sui depositi negativi.
La Bce dovrebbe rivedere le proprie stime su crescita e inflazione durante l’incontro del 7 settembre. Sebbene la crescita abbia superato le attese della Banca centrale, l’inflazione probabilmente è ancora motivo di preoccupazione. L’ultimo dato annuale, di luglio, mostra un’inflazione all’1,3%, inferiore al target della BCE. Ciò potrebbe suggerire che permane la necessità di supportare l’economia con misure di stimolo. Un’altra preoccupazione che la BCE dovrà considerare è legata al recente apprezzamento dell’euro, che potrebbe far scendere l’inflazione nei prossimi trimestri e danneggiare potenzialmente la crescita delle esportazioni. Tuttavia, mentre la crescita globale sta ancora accelerando, la ripresa della domanda sottostante probabilmente più che compenserà gli effetti valutari, nel breve termine.
Ci aspettiamo che il presidente della BCE, Mario Draghi, non annuncerà alcun cambiamento per i tassi di interesse, comunicando invece un’estensione del programma di QE per il 2018, con un ammontare di acquisti mensili ridotto però a 40 miliardi di euro al mese. Ci attendiamo poi, più avanti quest’anno, una nuova analisi sui progressi fatti, in cui continuerà quello che è, a tutti gli effetti, un tapering.
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