Un anno di Trump
Trump, nelle vesti di Presidente degli Stati Uniti, tende ad attribuirsi i meriti della crescita dei mercati azionari registrata fin dalla sua elezione 12 mesi fa. In effetti, la domanda per i titoli azionari è stata molto forte, sostenuta dalla speranza che l’amministrazione Trump riesca a far passare la legislazione legata alla riduzione delle tasse per le società, che dovrebbe favorire lo slancio dei profitti.

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Trump, nelle vesti di Presidente degli Stati Uniti, tende ad attribuirsi i meriti della crescita dei mercati azionari registrata fin dalla sua elezione 12 mesi fa. In effetti, la domanda per i titoli azionari è stata molto forte, sostenuta dalla speranza che l’amministrazione Trump riesca a far passare la legislazione legata alla riduzione delle tasse per le società, che dovrebbe favorire lo slancio dei profitti.
Dopo il 9 novembre 2016, il mercato azionario statunitense è cresciuto del 22,1%. L’indice S&P 500 ha toccato i massimi storici lo scorso 27 ottobre, a 2.581,07 punti. Questa fase non è stata positiva solo per gli Usa, dato che i listini azionari globali sono saliti del 21,2% nell’ultimo anno, secondo i dati dell’MSCI World Index, anche questi ai massimi storici. I mercati sono infatti nel mezzo di un rally iniziato 9 anni fa: dal minimo storico registrato a marzo 2009, lo S&P 500 è cresciuto del 281%, con un aumento medio annuale del 18%. I titoli azionari si sono ripresi dalla crisi finanziaria globale e continuano a beneficiare dalle politiche onetarie accomodanti e dei bassi tassi di interesse. Il ritmo di crescita maggiore è stato registrato subito dopo le elezioni, grazie al cosiddetto “Trump Trade” – la speranza nei tagli fiscali, nelle politiche a sostegno della spesa, come nel settore delle infrastrutture, e nella generazione di pressione inflattiva, che può rendere i titoli azionari più attraenti.
A causa di questo rally e del fatto che i profitti societari non sono cresciuti abbastanza velocemente, i mercati azionari sono diventati costosi.

Fig.1: il rally del mercato azionario Usa nell’ultimo anno 2 Novembre 2017 Per consulenti e investitori professionali
Cos’è successo ai bond?
I prezzi dei Treasury sono scesi drasticamente nell’ultimo anno. Le motivazioni sono simili a quelle che hanno indirizzato la solida performance dei titoli azionari, vale a dire l’attesa per un aumento della spesa da parte dell’amministrazione Trump, con effetti inflazionistici.
Come mostra la figura 2, prezzi e rendimenti delle obbligazioni sono inversamente correlati. Quindi, mentre i prezzi sono scesi dello 0,55% nel corso dell’ultimo anno per i Treasury a 10 anni, il rendimento è aumentato,passando dall’1,85% al 2,37%
Un altro fattore è stato il rialzo dei tassi. La Federal Reserve ha aumentato i tassi dallo 0,5% all’1,25% e i mercati si attendono ulteriori incrementi. Ciò ha un effetto simile: diminuire i prezzi dei bond e aumentare i rendimenti.

Fig. 2: l’andamento dei prezzi dei titoli di Stato Usa (linea blu) e dei rendimenti (linea azzurra) dopo l’elezione di Trump
E ora?
Trump ha incontrato diverse difficoltà nel far passare le proposte della campagna elettorale al Congresso, facendo nascere dubbi sul recente rally nell’azionario. I titoli nel settore finanziario, come le banche e le assicurazioni, sarebbero i maggiori beneficiari di una deregolamentazione finanziaria e sono infatti cresciuti del 35,5% negli ultimi 12 mesi. Anche le azioni nel settore industriale, imprese edili incluse, e quelle del settore dei materiali sono aumentate rispettivamente del 24,1% e del 26,4%. I mercati hanno registrato delle buone performance quest’anno come risultato della riduzione del rischio politico in Europa e della combinazione tra crescita solida e bassa inflazione, la cosiddetta “Goldilocks economy”. Anche la promessa di Trump di ridurre le tasse e introdurre una deregolamentazione ha impattato sui mercati Usa, sebbene ci siano timori legati al fatto che i tagli fiscali potrebbero causare il surriscaldamento dell’economia statunitense.
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